martedì 14 ottobre 2014

Burlesque

Spazio, Carnival Mistress
Dunham’s suite.

Il rientro nella Suite, sulla Carnival Mistress, non si annuncia con nessuna parola ne rumore. Owen si china di fronte alla porta, recuperando un pacchettino con biglietto. Poi apre la porta, spingendola con la spalla, perdendosi nella lettura di poche righe che gli strappano un sorriso . All’interno, sul letto, Zoey già dorme. La vede da lontano, avvolta nel proprio pigiama – più comunemente definiti pantaloncini e maglietta -, e si muove per non svegliarla, sfilandosi le scarpe all’ingresso e spostandosi pian piano verso il bagno. La giacca l’abbandona su una sedia, sfoggiando ancora il rosso fuoco dei calzoni che, in un ambiente candido come la camera, lo fanno tanto sembrare un immenso punto esclamativo di pericolo. Accende la luce, gettando i vestiti in terra poco aver accostato l'uscio. Si guarda anche allo specchio, tastando all’improvviso l’interno delle tasche dei pantaloni (già buttati altrove) per trovare la pillola di Love Sugar sfusa, quella che ha tolto dalla scatolina della Rossa. Se la rigira tra i polpastrelli, sfiorato da un pensiero: no, non intende usarla. Forse gettarla nel lavandino, liberandosene. La mette assieme alla propria dose, cercando nell’astuccio per il bagno il flacone già pieno – tutto rosa. Mette le due caramelline assieme alle altre, oscillando il tubetto con un basso rumore: sono tutte li, ma quando mai le userà… chi lo sa.
Dal riflesso sbircia l’ampia vasca ad angolo, poi la doccia dalla parte opposta. Opta per quella, aprendo l’acqua e restando sotto al getto almeno dieci minuti abbondanti, sufficienti sia a scaldarsi che a cuocersi la pelle.
Non ha detto una parola da quando ha lasciato Daphne da sola. Si è allontanato, in maniera estremamente docile, nervoso e scazzato. Capita, quando succede che una serata ben programmata – e che prometteva di essere un capolavoro – si trasforma nella fiera del dramma. E’ diventato, nel giro di tre ore, il baluardo di ogni anima tormentata e piangente. Li ha visti sfilare tutti i visi affranti, da Zoey stessa piangente, ad Elian spersa, a Bettie pieno di disagio, a Daphne ansiosa ed arrabbiata. L’unico volto effettivamente sorridente è stato quello della sorella, Megan. Una apparizione fugace che s’è scontrata con il muro eretto dal lavoro.
Poi Regy: l’aveva invitato, ne era sicuro. Ci pensa uscendo dalla doccia ed avvolgendosi in un panno morbido che profuma di pulito. Raccatta il pad e compone il numero, sbirciando verso la camera per assicurarsi di non aver fatto rumore. 
- Ehi.. disturbo?
- Ahm, no.. che c’è?
- Ci sei venuto alla festa, si? Non ti ho mica visto.
- Si si, ci sono venuto.
- … e…?
- .. e cosa, Dunham? Mi sono divertito.
- Good. Bene.
- .. e tu sembravi comunque un pirla tutto vestito di rosso ma va beh.. te lo avevo già detto.
- Oh, ma allora mi hai visto! Perché diavolo non sei venuto a salutarmi?
- Mi sembravi impegnato.
- Ero circondato di persone, si. Ma non ero impegnato.. credo.
- Beh, parlavi. Sorridevi. Jeez, Dun, avevi tre belle donne attorno. Come cazzo facevi a non essere impegnato?
- Ah, ma vai a farti benedire Regy.. comunque, te la sei trovata la compagnia, si? Non ho pensato a procurartela.
- Non ho bisogno che mi trovi tu un donna, so fare da solo.
- Non ne dubito..
- .. cos’è, mi prendi per il culo?
- No, ho detto che ci credo.
- Mh.. ho visto la mora, la ragazza che avevi con te l’altro giorno che ci siamo incontrati.
- …
- .. Dun?
- Si, ci sono.
- L’ho vista, era li. Oh, era figa.
- Regy…
- Ok, ok. Comunque, era li che girava. Forse ti ha cercato, l’ho vista alzarsi un paio di volte per sbirciare la folla.
- Vedi? La prossima volta se ti fai vedere magari queste cose me le dici, eh?
- Right.
- Va beh, devo andare adesso. Vorrei provare a dormire.
- Con la Rossa che ti sei portato in camera?
- .. come caz.. no, non voglio sapere.
- Ehi, l’ho vista andare in camera tua e quindi ho pensato....
- Nah, hai pensato male.
- Ok. Ci sentiamo quando torni su Horyzon.
- Ya.

La comunicazione non si interrompe bruscamente, sfuma in un silenzio che chiarisce ad entrambi che non hanno niente altro da dirsi. Mette piede in camera silenziosamente, aggirando l’ampio letto per arrivare al borsone. Tira fuori i vestiti, con una ulteriore tappa nel bagno per cambiarsi, tornando poi verso il letto vagamente più rilassato. Afferra le coperte e le scosta, pronto a farsi scivolare sul materasso. Un mormorio di Zoey lo fa sobbalzare letteralmente – allora rilassato non lo era poi molto, mh?! – con tanto di sospiro troncato in gola e mezza bestemmia ringhiata tra i denti. 
- Mannaggia a te Red, mi farai prendere un infarto. – anche se per quello ci ha già pensato Megan giusto un’ora prima.

Ritrova il controllo, ci riprova, solo per sentirla mormorare un: “cos’è successo?”, assonnato e borbottato. 
- Mh, da dove inizio. Chiamiamola seratina di merda. – cadendo con la testa sul cuscino e guardando il soffitto. – Non ho mangiato, non ho bevuto e mi sono reso conto che il ‘verse ha un problema.. ma che ha scelto obbligatoriamente me per risolverglieli. – con un filo sottile di sarcasmo – Devo capire per quale strano meccanismo di energie negative io sia diventato il fulcro delle depressioni altrui ma, ehi.. lo capirò prima o poi. – coprendosi la faccia con una mano. – Tu, piuttosto? Mi dici perché hai pianto o no? Perché, davvero.. io la testa sulle spalle vorrei tenerla.. sai com’è.. – sorridendole nel buio.

La verità è che non ha voglia di intrattenersi ancora a parlare, perciò la tronca sul nascere con un: “facciamo che me lo racconti domattina, ora dormi”. Girandosi su un fianco – verso di lei – coprendo entrambi in maniera meticolosa e curata. Si mette a fissarle la chioma, le ciglia e le guance. Conta, nella speranza di potersi addormentare presto, ma tutto quello a cui riesce a pensare è di dover fare qualcosa. Non si sa cosa ma.. qualcosa.