Spazio, Carnival Mistress
Dunham’s suite.
Il rientro
nella Suite, sulla Carnival Mistress, non si annuncia con nessuna parola ne
rumore. Owen si china di fronte alla porta, recuperando un pacchettino con
biglietto. Poi apre la porta, spingendola con la spalla, perdendosi nella
lettura di poche righe che gli strappano un sorriso . All’interno, sul letto,
Zoey già dorme. La vede da lontano, avvolta nel proprio pigiama – più comunemente
definiti pantaloncini e maglietta -, e si muove per non svegliarla, sfilandosi
le scarpe all’ingresso e spostandosi pian piano verso il bagno. La giacca l’abbandona
su una sedia, sfoggiando ancora il rosso fuoco dei calzoni che, in un ambiente
candido come la camera, lo fanno tanto sembrare un immenso punto esclamativo di
pericolo. Accende la luce, gettando i vestiti in terra poco aver accostato l'uscio. Si guarda anche allo specchio, tastando all’improvviso l’interno delle
tasche dei pantaloni (già buttati altrove) per trovare la pillola di Love Sugar
sfusa, quella che ha tolto dalla scatolina della Rossa. Se la rigira tra i
polpastrelli, sfiorato da un pensiero: no, non intende usarla. Forse gettarla nel
lavandino, liberandosene. La mette assieme alla propria dose, cercando nell’astuccio
per il bagno il flacone già pieno – tutto rosa. Mette le due caramelline
assieme alle altre, oscillando il tubetto con un basso rumore: sono tutte li,
ma quando mai le userà… chi lo sa.
Dal riflesso
sbircia l’ampia vasca ad angolo, poi la doccia dalla parte opposta. Opta per
quella, aprendo l’acqua e restando sotto al getto almeno dieci minuti
abbondanti, sufficienti sia a scaldarsi che a cuocersi la pelle.
Non ha detto
una parola da quando ha lasciato Daphne da sola. Si è allontanato, in maniera
estremamente docile, nervoso e scazzato. Capita, quando succede che una serata
ben programmata – e che prometteva di essere un capolavoro – si trasforma nella
fiera del dramma. E’ diventato, nel giro di tre ore, il baluardo di ogni anima
tormentata e piangente. Li ha visti sfilare tutti i visi affranti, da Zoey
stessa piangente, ad Elian spersa, a Bettie pieno di disagio, a Daphne ansiosa
ed arrabbiata. L’unico volto effettivamente sorridente è stato quello della
sorella, Megan. Una apparizione fugace che s’è scontrata con il muro eretto dal
lavoro.
Poi Regy: l’aveva
invitato, ne era sicuro. Ci pensa uscendo dalla doccia ed avvolgendosi in un
panno morbido che profuma di pulito. Raccatta il pad e compone il numero,
sbirciando verso la camera per assicurarsi di non aver fatto rumore.
- Ehi.. disturbo?
- Ahm, no.. che c’è?
- Ci sei venuto alla festa, si? Non ti ho mica visto.
- Si si, ci sono venuto.
- … e…?
- .. e cosa, Dunham? Mi sono divertito.
- Good. Bene.
- .. e tu sembravi comunque un pirla tutto vestito di rosso ma va beh.. te lo avevo già detto.
- Oh, ma allora mi hai visto! Perché diavolo non sei venuto a salutarmi?
- Mi sembravi impegnato.
- Ero circondato di persone, si. Ma non ero impegnato.. credo.
- Beh, parlavi. Sorridevi. Jeez, Dun, avevi tre belle donne attorno. Come cazzo facevi a non essere impegnato?
- Ah, ma vai a farti benedire Regy.. comunque, te la sei trovata la compagnia, si? Non ho pensato a procurartela.
- Non ho bisogno che mi trovi tu un donna, so fare da solo.
- Non ne dubito..
- .. cos’è, mi prendi per il culo?
- No, ho detto che ci credo.
- Mh.. ho visto la mora, la ragazza che avevi con te l’altro giorno che ci siamo incontrati.
- …
- .. Dun?
- Si, ci sono.
- L’ho vista, era li. Oh, era figa.
- Regy…
- Ok, ok. Comunque, era li che girava. Forse ti ha cercato, l’ho vista alzarsi un paio di volte per sbirciare la folla.
- Vedi? La prossima volta se ti fai vedere magari queste cose me le dici, eh?
- Right.
- Va beh, devo andare adesso. Vorrei provare a dormire.
- Con la Rossa che ti sei portato in camera?
- .. come caz.. no, non voglio sapere.
- Ehi, l’ho vista andare in camera tua e quindi ho pensato....
- Nah, hai pensato male.
- Ok. Ci sentiamo quando torni su Horyzon.
- Ya.
La
comunicazione non si interrompe bruscamente, sfuma in un silenzio che chiarisce
ad entrambi che non hanno niente altro da dirsi. Mette piede in camera
silenziosamente, aggirando l’ampio letto per arrivare al borsone. Tira fuori i
vestiti, con una ulteriore tappa nel bagno per cambiarsi, tornando poi verso il
letto vagamente più rilassato. Afferra le coperte e le scosta, pronto a farsi
scivolare sul materasso. Un mormorio di Zoey lo fa sobbalzare letteralmente –
allora rilassato non lo era poi molto, mh?! – con tanto di sospiro troncato in
gola e mezza bestemmia ringhiata tra i denti.
- Mannaggia a te Red, mi farai prendere un infarto. – anche se per quello ci ha già pensato Megan giusto un’ora prima.
Ritrova il
controllo, ci riprova, solo per sentirla mormorare un: “cos’è successo?”,
assonnato e borbottato.
- Mh, da dove inizio. Chiamiamola seratina di merda. – cadendo con la testa sul cuscino e guardando il soffitto. – Non ho mangiato, non ho bevuto e mi sono reso conto che il ‘verse ha un problema.. ma che ha scelto obbligatoriamente me per risolverglieli. – con un filo sottile di sarcasmo – Devo capire per quale strano meccanismo di energie negative io sia diventato il fulcro delle depressioni altrui ma, ehi.. lo capirò prima o poi. – coprendosi la faccia con una mano. – Tu, piuttosto? Mi dici perché hai pianto o no? Perché, davvero.. io la testa sulle spalle vorrei tenerla.. sai com’è.. – sorridendole nel buio.
La verità è
che non ha voglia di intrattenersi ancora a parlare, perciò la tronca sul
nascere con un: “facciamo che me lo racconti domattina, ora dormi”. Girandosi
su un fianco – verso di lei – coprendo entrambi in maniera meticolosa e curata.
Si mette a fissarle la chioma, le ciglia e le guance. Conta, nella speranza di
potersi addormentare presto, ma tutto quello a cui riesce a pensare è di dover
fare qualcosa. Non si sa cosa ma.. qualcosa.